Ormai da oltre tre anni, non possiamo stupirci più di nulla quando si parla di tecnologia applicata in ogni settore, per questo forse ci saremo aspettati un’invenzione a dir poco eclatante da parte dell’azienda contraddistinta dalla grande G, hanno dapprima creato una semplice pagina bianca con una stringa al centro ed ora hanno allargato il loro campo anche al mondo delle automobili.

Si chiama Google Car e proprio come la loro pagina principale quest’auto è esemplificata al massimo visto che non vi sono ne il pedale del freno ne quello dell’accelleratore e soprattutto, è assente all’appello l’elemento fondamentale, imprescindibile, inevitabile di ciò che noi siamo stati abituati a chiamare automobile: il volante.

A questo punto è doveroso chiedersi se davvero la Google Car è un’automobile?

La domanda ovviamente è quella giusta viste le caratteristiche, ma a detta di uno dei soci dell’azienda, essa è stata creata per venire incontro a tutte quelle persone con mobilità ridotta che non trovano l’auto adatta nel mercato, sostiene Epis, in altre parole, un veicolo che, chiamato dallo smartphone, si presenta in pochi minuti e ti porta dove vuoi come un taxi.

Alla luce di ciò assumono coerenza le parole di Travis Kalanick, big boss di Uber:
«Amo con tutto me stesso le macchine che si guidano da sole. Uber costa caro perché c’è da pagare il tizio che guida. Se il tizio scompare, utilizzare il nostro servizio diventerà più economico che avere una macchina propria». Se però ascolti le argomentazioni portate da Christopher Urmson, che dell’iniziativa è il realizzatore pratico, improvvisamente si schiudono nuove prospettive: «Il possesso di un’auto ormai non ha più senso, è una risorsa che di fatto sta ferma per il 95% del tempo, rappresentando un pessimo investimento del proprio denaro».

Capire quali sono le ragioni degli uomini Google a questo punto ci sembra davvero molto difficile visto che comunque ogni domanda sull’argomento viene abilmente respinta, forse l’unica cosa che ci viene in mente è che si vuole distruggere quell’immagine degli uomini che hanno delle auto che in realtà servono a ben poco, infatti il nodo della responsabilità, passare da un ausilio elettronico alla guida, sviluppo su cui stanno lavorando un po’ tutti (tedeschi in primis), all’eliminazione coatta del notoriamente imperfetto umano seduto dietro il volante pone una lunga serie di problematiche che l’azienda di Mountain View non sembra in grado di affrontare da sola.

La vera difficoltà di questo progetto sta forse tutta nel fatto che delle auto del genere in realtà dovrebbero sostituire tutte quelle già esistenti formando un agglomerato unico perché ognuna va da se e non essendoci guidatori dovrà regolarsi da sola, ma per interagire con gli altri trasporti dovrà avere dei suoi simili. Quindi va inventato da zero un sistema di trasporti dove il traffico, composto da veicoli dai movimenti reciproci e integrati, venga regolato da un grande fratello che sovrintende al Risiko degli spostamenti individuali.

Quanti Paesi possono permettersi una cosa del genere? Soltanto le economie del primo mondo, verrebbe da dire…allora Epis si domanda…e le altre?

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